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Studiare la sceneggiatura cinematografica italiana:
analisi, prospettive, problemi di metodo 

a cura di  Giaime Alonge, Giacomo Manzoli, Andrea Minuz, Federica Villa

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Il lavoro dello sceneggiatore ha rappresentato per molto tempo, in Italia come negli altri paesi, un  oggetto raramente indagato nell’ambito degli studi sul cinema, che sono stati a lungo – e ancora in  parte sono – dominati da una prospettiva auteuriste, in cui l’unico ruolo realmente significativo nel  cast & credits è quello del regista-demiurgo (ma allo stesso tempo, la teoria del cinema si è  sviluppata soprattutto come riflessione e interrogazione dell’immagine e dei suoi problemi, anziché  della costruzione drammaturgica del film che passa necessariamente anche dalla costruzione della  sceneggiatura). Negli ultimi decenni, questa impostazione ha iniziato a modificarsi, a partire dai  contributi pionieristici di Richard Corliss e Pauline Kael, il cui famoso – “famigerato”, secondo  alcuni – saggio Raising Kane (1971), poi sviluppatosi nel Citizen Kane Book (1974), è tornato di  bruciante attualità grazie al Mank (2020) di David Fincher. In Italia, dove all’influenza teorica della  politique des autueurs si è unita la sfiducia – per non dire l’irrisione – di marca rosselliniano felliniana verso la sceneggiatura e gli sceneggiatori di professione, gli studi su questo ambito sono  iniziati dopo i seminal books di Corliss e Kael, e forse non a caso sono partiti studiando la  sceneggiatura in generale (Muscio, 1981), oppure preferendo gli sceneggiatori americani a quelli  italiani (Fink, 1994). Nell’ultimo ventennio, però, una nuova generazione di studiosi ha prodotto  una serie di contributi assai significativi sugli sceneggiatori e la sceneggiatura nel cinema italiano,  dal muto in avanti (tra gli altri: Villa, 2002; Alovisio, 2005; Comand, 2006; Villa, 2010; Bruni,  2011). Oggi, il nostro paese vanta un panorama ricco e articolato in questo settore dei Film Studies, anche se, ovviamente, ci sono ancora molte domande cui non è stata data una risposta. Ad esempio,  manca un lavoro sistematico, di ricerca sulle fonti e i documenti, relativamente alla sceneggiatura  della commedia all’italiana, uno dei generi dove più è evidente il debito verso la scrittura e le storie.  Allo stesso modo, manca uno smontaggio dei nostri grandi autori attraverso il contributo dei loro  sceneggiatori, per esempio un Visconti letto attraverso Suso Cecchi D’Amico, certo sempre evocata,  ma non attraverso un’analisi concreta della sua scrittura. 

Il nuovo dossier di “La Valle dell’Eden” intende fare il punto sullo stato dell’arte, mappando il  territorio e provando a individuare nuove zona da esplorare. I curatori invitano in particolare a  presentare proposte di saggi che riguardino: 

• Questioni teorico-metodologiche relative alla storia degli studi italiani sugli sceneggiatori e  la sceneggiatura, dentro e fuori l’istituzione accademica, ivi compresi i manuali di scrittura  per il cinema e le pratiche di formazione della professione. 

• Singole sceneggiature, studiate nei loro diversi passaggi, dal soggetto al copione  “definitivo”, attraverso il lavoro d’archivio. 

• Adattamento e interrelazioni tra la sceneggiatura cinematografica e forme espressive e  media limitrofi: letteratura, fumetto, televisione, radio, fotoromanzo. 

• La sceneggiatura come testo pubblicato e il rapporto con l’industria editoriale. • La rappresentazione e l’autorappresentazione dello sceneggiatore, dentro la comunità  cinematografica e nel dibattito pubblico. 

• La sceneggiatura come dispositivo autonomo, progetto che è in grado di creare le condizioni  di esistenza del film nel rapporto con i decisori istituzionali che hanno il compito di allocare  le risorse destinate al finanziamento pubblico. 

• Il ruolo della sceneggiature e degli sceneggiatori all’interno dei festival cinematografici, e i  concorsi per sceneggiatura, come il Premio Solinas, e la funzione delle organizzazioni di  categoria, come il Writer’s Guild Italia. 

Si specifica che il dossier riguarda innanzi tutto la produzione cinematografica, anche recente.  Proposte incentrate unicamente sulla serialità televisiva contemporanea non saranno prese in  considerazione.

Scadenze e modalità di invio 

Le proposte (un abstract di max 1.500 battute), corredate da una breve biografia dell’autore/autrice,  vanno inviate entro il 31 marzo 2021 a uno dei curatori del numero (giaime.alonge@unito.it;  giacomo.manzoli@unibo.it;  andrea.minuz@uniroma1.it;  federica.villa@unipv.it) e  contestualmente alla redazione (eden@unito.it). La consegna dei saggi (max 30.000 battute) dovrà  avvenire entro il 1° settembre 2021. 

La valle dell’Eden è una rivista di Film e Media Studies, fondata nel 1999 e pubblicata  dall’Università di Torino in collaborazione con le Università di Pavia e Genova. La rivista adotta un  sistema di open review per favorire una discussione ampia e dinamica e promuovere un approccio  non rituale al processo di review basato su un dialogo franco e produttivo tra autori e redattori.